C’è già chi lo definisce smart working estremo: essere dipendenti di un’azienda al nord, ma lavorare tranquillamente dal sud, in south working. Da Milano a Reggio Calabria, Salerno, Lecce e Ostuni, sola andata, come effetto secondario del covid. La sede di lavoro resta al nord ma col lavoro agile si può più o meno tranquillamente tornare nei paesi d’origine, spesso al sud, dove tanto per iniziare il costo della vita è decisamente minore rispetto alle grandi città del nord.
Il sindaco di Milano Beppe Sala si è già preoccupato, in un video, sui social giorni fa ha chiesto a tutti di tornare al lavoro, di uscire dalla grotta. Non è stato proprio un bel messaggio, ma mette in evidenza i timori del primo cittadino: Milano è vuota se non ci sono i pendolari e gli impiegati in giacca e cravatta che riempiono i bar e i ristoranti all’ora di pranzo. Anche i mezzi pubblici - e di conseguenza le partecipate del Comune - ne risentono.
Eppure c’è chi in grotta e dintorni resterà per tutta l’estate. Anche se nel frattempo da Milano a Roma, nelle grandi aziende si chiede ai dipendenti di rientrare in sede. Perché in molti casi è ancora da dimostrare che l’equazione nord uguale lavoro e sud uguale vacanza non è sempre valida.
Betty Codeluppi con il compagno Lorenzo Guerra ha lasciato Milano il 10 giugno e approfittando dello smart working resterà in Costiera Amalfitana e Campania fino a fine agosto. Prima 10 giorni a Vietri, e poi a Salerno. “Capisco che il sindaco sia preoccupato - dice lei all’HuffPost - : vorrebbe che tutti producessero e consumassero a Milano. Ora non è più così, questa esperienza ce l’ha insegnato. Puoi produrre per un’azienda milanese e poi consumare dove ti pare. Anche noi nel nostro piccolo lo stiamo facendo: lavoriamo e spendiamo qui, e non a Milano”.
Betty è un’imprenditrice, lavora nel settore moda, a Milano ha uno show-room di abiti firmati usati, però ha dovuto temporaneamente chiudere per il covid. Così ora vende on line attraverso la sua pagina Facebook; al sud sta cercando nuovi contatti. Lorenzo invece ha un’azienda di commercio internazionale di cibo italiano, l’Italentfood. Sede di lavoro Bolzano, Salerno il luogo in cui lavorerà nei prossimi mesi.
“Ho tanti contatti qui, sto cercando produttori. Lavoro dal mattino fino a metà pomeriggio e poi vado in spiaggia. Ho sostituito l’aperitivo serale in Paolo Sarpi (il quartiere cinese di Milano, ndr) con un bagno al mare. Non ho problemi con il wi-fii e lavoro più di prima, ma con un’altro spirito. Qui la vita costa molto di meno, la metà o forse anche meno rispetto a Milano”. “Ci spostiamo comodamente sui mezzi pubblici - aggiunge lei -, puntualissimi, sui bus che io continuo a chiamare tram da buona milanese. Trovo che siano tutti molto rispettosi delle regole, tutti con le mascherine e ben distanziati. La presenza del presidente della Regione Vincenzo De Luca si sente, lo considerano come un santo qui, e standoci ti rendi anche conto anche del perché”. E non si sentono neppure isolati dal resto del mondo, anzi. “Senza problemi mi sono fatta spedire qui una selezione di abiti che ho già venduto” dice Betty. “E poi per qualsiasi cosa - aggiunge Lorenzo - con l’alta velocità in 5 ore siamo di nuovo a Milano”.
Un paio di settimane vicino ad Ostuni invece per Carlo Caporizzi che vive a Bergamo e lavora nel settore servizi per l’editoria. La tecnologia è il suo mestiere, quindi nessuna difficoltà per lui a lavorare in smart working. “Anzi. Credo di lavorare ancora di più - spiega -. Prima facevo più o meno tre viaggi a settimana, prendevo sei voli in sette giorni. Ora, non potendo più andare dai clienti, risparmio tempo e posso finalmente finire lavori che avevo in arretrato. Ho visto persone che non mi sarei mai aspettato collegarsi in video conferenza. Alla fine un gran risparmio di tempo. Credo che a questo punto non ci siano più dubbi su come in certi settori si possa riorganizzare il lavoro usufruendo dello smart working. Credo inoltre che potrebbero anche esserci più opportunità per i giovani di entrare nel mondo del lavoro nei settori che consentono di lavorare da remoto”. Conta la qualità del tempo dedicato al lavoro ma anche quello dedicato alla famiglia. “Visto che posso lavorare ovunque in smart working sono qui con la mia famiglia. Non siamo mai stati così tanto tempo insieme”.
C’è anche chi è tornato all’infanzia. Carmelita lavora per una primaria banca italiana a Milano, ma dal 4 giugno è a Siderno, comune che fa parte della città metropolitana di Reggio Calabria, poco più di 18mila abitanti. “Ho passato qui la mia infanzia - racconta -. Da tanto tempo non tornavo per tutta l’estate. Da quando ho 18 anni vivo a Milano, sono arrivata per studiare in Bocconi e mi sono fermata lì. Sono una donna del sud che si è milanesizzata: anche qui mi alzo alle 6, massimo 6 e mezza, organizzo la giornata a tutti e inizio a lavorare. Solo che non devo prendere la metropolitana e pensare al dress code. Mi sposto al massimo in bicicletta per le spese nei negozietti e poi costume e ciabatte tutto il giorno. Ma ti assicuro: massima produttività”. Carmelita è in smartworking fin da subito: la Banca per cui lavora le ha permesso di farlo da casa. Ma appena ne ha avuto la possibilità è tornata al sud con i figli. “Sono adolescenti, non ne potevano più di stare in casa. Qui possono uscire, e io sono molto più tranquilla e felice. Vedo dopo tanto tempo il paese che si risveglia e si prepara all’estate. Non succedeva da quando ero bambina”.
Ludovica Casilli, 28 anni lavora nel settore moda. Vive a Milano dal 2011, prima solo per studiare ora anche per lavorare. È tornata con lo smart working alla scrivania dove studiava ai tempi del liceo a Lecce. Era già nella sua città quando a Codogno è scattato l’allarme, e c’è rimasta però solo fino al 7 marzo. “Ricordo bene quel volo. Ero da sola in aereo, l’unica in direzione Milano, ma volevo tornare. Il mio fidanzato è di Caserta, non volevo lasciarlo solo a Milano. Ma è stata dura. Dalla finestra di casa vedevo le persone in coda al supermercato. Mi sono sentita in prigione. L’unica soddisfazione non dover prendere la metro al mattino: potevo svegliarmi alle 9 meno cinque ed essere pronta in 5 minuti per lavorare. Non ho dovuto perdere tempo sui mezzi o a prepararmi prima di uscire”. Da oggi Ludovica è a Lecce e conta di restarci tutta estate: primo appuntamento, il più classico, dal parrucchiere. Per fiducia come prima cosa, ma anche perché - diciamolo pure - anche questo al sud costa meno che a Milano. “Dopo aver settato tutto il processo e capito il perimetro d’azione, lavorare da remoto è stata un’ottima opportunità, e lo sarà soprattutto ora. Solo vorrei che ci fosse un po’ più di separazione tra il momento del lavoro e quello privato”.
Federica Caruso, siciliana, lavora come legale per una multinazionale con sede a Milano. Una società già predisposta allo smart working, nonostante si occupi della vendita di taccuini e quaderni.
“Per contratto si potevano fare in questa modalità già due o tre giorni al mese. Quindi il cambio di mentalità è stato meno brutale. Da subito molti sono rientrati a casa: chi al lago, chi in montagna. Molti si sono trasferiti ma questo non ha inciso per nulla sulla produttività”. Federica ha lavorato dal sud la scorsa settimana, quando è tornata a Galatone, comune in provincia di Lecce con poco più di 15mila abitanti. Lì è cresciuto suo marito Massimo. “Oltre a lavorare di più con lo smart working puoi fare più cose per il tuo equilibrio personale. Iniziavo la giornata con una nuotata al mare alle 8 del mattino e poi dalle 9 ero alla scrivania a lavorare. Nel weekend ho anche fatto delle immersioni. Se fossi stata a Milano non avrei potuto farlo perché sarei dovuta andare fino in Liguria, tre ore di macchina, le code. Avrei perso la voglia già prima di partire”. L’agilità al lavoro è stata rispettata. “Con gli strumenti che abbiamo, non c’è alcun bisogno della presenza in ufficio: la scorsa settimana ho anche fatto una riunione a fine giornata dalla pineta. Non cambia nulla se si lavora al nord o al sud. Non cambia di sicuro per la tua azienda. Ma cambia per te: puoi lavorare sotto un cielo azzurro e a due passi dal mare, con eventualmente la suocera che ti guarda i bambini. Ho lavorato molto meglio: sono stata più concentrata, e mi sono tolta in parte lo stress che avevo nel vivere in una grande città”.